Lungo e cordiale colloquio stamani tra il Niccolò Campriani, oro e argento alle Olimpiadi di Londra, il coordinatore sportivo del “Toniolo”, Daniele Magagnin e il docente di diritto Paolo Mazzolini presso il poligono di tiro di Appiano, dov’è in ritiro la nazionale italiana di tiro a segno. Fiorentino, classe 1987, Campriani si è laureatosi in ingegneria manageriale all'università di Morgantown (West Virginia), quindi il master presso il il Cio a Losanna e quello in ingegneria dello sport a Sheffield. Alle Olimpiadi di Londra 2012 ha vinto la medaglia d'oro per la carabina 3 posizioni e quella d'argento per la carabina ad aria compressa. La stampa lo ha indicato ieri come il “papabile ministro dello sport” nel nascente governo Renzi, suo concittadino. Nel corso dell’incontro, promosso dal direttore sportivo della nazionale junior Horst Geier, referente sportivo dell’azzurrina Andrea Oseguera, studentessa-atleta del “Toniolo”, sono stati approfonditi diversi temi riguardanti l’importanza di conciliare sport e scuola, con particolare riferimento al modello didattico del “Toniolo” per la gestione dello studente-atleta di alto livello, che assicura le competenze liceali attraverso la didattica flessibile. In occasione del prossimo raduno azzurro ad Appiano, Niccolò Campriani incontrerà i ragazzi del “Toniolo”, che nel frattempo potranno conoscerlo leggendo il libro edito da Mondadori: “Ricordati di dimenticare la paura – Cosa fa di un atleta un uomo felice”. Una pubblicazione molto bella. Ecco la recensione pubblicata dall’editorie: “Una carabina sgangherata, un manuale di tiro scritto in cirillico («ma con molte illustrazioni»), un bersaglio perennemente occupato da una coppia di colombi che ha fatto il nido «nel posto più sbagliato della terra». Ma soprattutto tanta, tanta voglia di vincere. Il giovane Niccolò Campriani è uno studente d'ingegneria ma è anche il miglior tiratore «in piedi» mai nato nella storia del suo sport. Un predestinato.
Nel giorno più importante della sua vita, alle Olimpiadi di Pechino del 2008, proprio nell'istante in cui sta per stringere tra le mani quello che ha sempre sognato, la medaglia d'oro, scopre di avere un avversario imprevisto e imbattibile. L'ultimo colpo. Quello decisivo.
Il «blocco dell'ultimo colpo» si rivela un problema più grande del previsto. E per superarlo, Niccolò finisce per lasciare l'Italia e rifugiarsi in America. Lì, intraprende un viaggio dentro se stesso, alle origini dell'ambizione, alle radici stesse della propria essenza di uomo, tra i sogni di gloria e gli equivoci imposti da un ambiente e un paese, l'Italia, che non sa più vincere, ma neppure più perdere.
Quattro anni di studio, allenamenti e riflessioni da «cervello in fuga», per scoprire infine che «tra il mirino e il bersaglio non c'è solamente aria e distanza», ma anche paura. Paura di fallire e di deludere gli altri e soprattutto se stessi. Paura, insomma, di dover fare i conti con la propria identità.
Durante questo viaggio, Niccolò incontrerà il «se stesso» tredicenne; lo rivedrà in mutande, da solo, davanti a uno specchio, intento a concentrarsi, durante un'interminabile notte, alla vigilia di una gara, la prima, quella in cui cominciò il gigantesco equivoco della sua vita di atleta. Da quella notte, risalirà controcorrente il fiume della propria vita, incrociando personaggi e voci e fantasmi, e imparando finalmente che accettare i propri limiti è il primo passo da compiere non per superarli, ma per provare a spostarli un po' più in là.
«Ricordati di dimenticare la paura», la frase ascoltata nel momento più inatteso di questo viaggio, diventa così il mantra che lo porterà a ritrovare la sua strada di uomo e di sportivo.
«Cos?è che fa di un atleta un campione?» chiedono a Niccolò alla fine di questo suo romanzo di formazione.
«Non lo so. Davvero, ancora non lo so. Però adesso posso dire con certezza che cosa fa di un atleta un uomo felice.».”