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DA ALLENARSI PER VINCERE AD ALLENARSI PER CRESCERE

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Lo sport allena alla vita. L’Associazione Italiana Mental Coach Prorofessionisti ha promosso un interessante incontro intitolato “Da allenarsi per vincere ad allenarsi per crescere”. Sportivi ed ex sportivi illustri della provincia di Bolzano hanno esposto le rispettive esperienze ponendo l’accento sulle competenze acquisite in ambito sportivo, trasferite poi nell’attività professionale post-carriera. Presente il dirigente scolastico del "Toniolo", Esio Zaghet.
Il confronto, organizzato da Paolo Loner e Daniele Mosca con l’intervento dello psicologo Paolo Pravedelli è stato moderato da Daniele Magagnin, che ha intervistato sportivi ed ex sportivi, che ripercorrendo le rispettive carriere si sono soffermati su come l’attività agonistica individuale o negli sport di squadra ha consentito loro di acquisire abilità, preparazione, capacità di problem solving e di lavoro in gruppo ed esperienze utilizzate nella vita personale e professionale. Sono intervenuti: Silvana Zangirolami, 15 maglie azzurre nell’atletica leggera, pluriprimatista e campionessa italiana nei 400 piani e il sogno Olimpico (Monaco ’72) sfumato per una incomprensibile decisione federale, poi insegnante di educazione fisica e dirigente scolastico. Ha sottolineato quanto le competenze acquisite nello sport le siano stato utile nella vita, anche nei momenti più difficili. La sua “erede” sportiva Erica Rossi (2 Olimpiadi, Mosca e Los Angeles, 67 maglie azzurre, 20 titoli italiani e una serie di primati nazionali) le ha fatto eco, ribadendo che quanto appreso in tanti anni di agonismo l’ha agevolata nell’attività professionale all’Iveco e nell’insegnamento dell’atletica ai giovani. Mirca Passarella, dirigente scolastico e impegnata a più livelli nella formazione e nel plurilinguismo, con un lungo trascorso nel basket si è soffermata sul “gioco di squadra”, nello sport e nella vita, la capacità di lavorare in team, condividendo gli obiettivi per perseguirli insieme, nei rispettivi ruoli. Concetti ribaditi anche da altri due cestisti illustri: Gianpaolo Guglielmi, oggi affermato manager d’azienda e Giuliano D’Alessando, avvocato. Le due “colonne” della grande Fiamma hanno ricordato che lo spirito del loro gruppo è rimasto lo stesso, a distanza di trent’anni e quanto appreso in una scuola di vita come il Palazzetto dello Sport di viale Trieste è stato utile nella loro crescita e nelle rispettive attività professionali. Un monito ai genitori è arrivato da tutti: bisogna lasciare giocare e divertire i ragazzi, senza eccessive pressioni, senza ingerenze, evitando ai figli di dover per forza di cose realizzare i loro sogni infranti. Concetti ribaditi anche da Claudio Damini, un trascorso nell’Atalanta, conciliando sport e scuola, presidente di società, imprenditore dopo la laurea, oggi consigliere della Figc di Bolzano, responsabile del settore giovanile e scolastico e da Daniele Bonifacio, portiere che dal Club Juventus Bolzano è arrivato al Piacenza di Pippo Inzaghi e Fabio Paratici, conseguendo in parallelo una laurea che gli ha aperto un futuro professionale in cui le competenze dello sport, trasferite all’imprenditorialità, sono preziosissime. Toccante la testimonianza di Cristina Larcher, navigatrice di rally, moglie di Loris Roggia, navigatore professionista e tracciatore, scomparso in un tragico incidente in gara. “Ai miei tre figli – ha sottolineato – ho insegnato a non giudicare mai in modo approssimativo, ma a capire bene le cose e a trarne i giusti insegnamenti, sempre e comunque. Dopo la scomparsa del padre ho fatto conoscere ai ragazzi il mondo del rally, affinché comprendessero il lavoro che il loro genitore amava. Un mondo che non doveva essere colpevolizzato”. Michele Filippini, calciatore ancora in attività (Levico, serie D), laureato in psicologia ha ricordato quando siano stati preziosi i consigli e le esperienze vissute da giovane nel Brescia, in cui militava un certo Roberto Baggio. Ha speso parole di elogio per i suoi genitori, che lo avrebbero voluto protagonista nell’azienda chimica di famiglia, ma che lo ha assecondato in percorsi formativi in tutt’altro ambito. Ricco di significato il racconto del “più giovane”: Daniel Frank, classe ’94, giocatore dell’Hockey Bolzano in Ebel. La madre, vedova, gli ha consentito di crescere a Salisburgo a patto che conciliasse bene scuola e sport, cosa che ha fatto e replicato anche a Kaufbeuren e al ritorno a Merano. “Queste esperienze mi hanno formato e rafforzato -ha sottolineato-, mi hanno responsabilizzato, rendendomi consapevole dell’importanza e della priorità di alcune cose. L’hockey è la mia passione, giocare nel Bolzano e aver raggiunto la nazionale è un traguardo, rimanerci è l’obiettivo, consapevole di avere ancora tanto da imparare. Non c’è comunque solo l’hockey, quando la stagione è ferma mi dedico alla gelateria, che gestisco con la mamma”.
DA ALLENARSI PER VINCERE AD ALLENARSI PER CRESCERE
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